Contrasti tr'Amore e Morte
uno straordinario percorso nel duecento musicale e letterario
testi
anonimi medievali, cecco angiolieri, ciullo d'alcamo, jacopone da todi
musiche
carmina buruana, laudario di cortona
regia
claudio ottavi fabbrianesi
attori
federica valenti
claudio ottavi fabbrianesi
mattia tedone
rossana peraccio
arianna lodato
elisa caponi
giovanni licari
raimondo livolsi
cristina leone
lavinia buffa
con gli allievi della scuola
scene e costumi
agostino porchietto
disegno luci
stefano turino
La trama
Guitti, flagellanti, clerici vagantes, madonne e fraticelli ridanno voce ai lazzi, le burle, i lamenti e i riti che costituiscono le radici del nostro teatro colto, evidenziandone la matrice rituale e popolaresca. Lo spettacolo è costruito all’insegna del concetto di “Teatralità allargata” senza il quale sarebbe probabilmente impossibile parlare di “Teatro” nel Medioevo, ma che per contro permette all’attore contemporaneo di cimentarsi con moduli linguistici desueti che vedono nella processione, nel quadro vivente, nell’atto dell’autoflagellazione o della professione enfatica di fede, nella concione o nella burla carnevalesca, dei nuovi strumenti di rappresentazione e di rapporto con il pubblico, e un mezzo per il recupero del concetto primitivo di teatralità che vede nell’esporsi, nel suggestionare o dissacrare, le radici della nostra recitazione popolare.
I testi
Quasi tutti anonimi e scritti nei volgari dell’epoca, provengono dal repertorio dei canti processionari dei flagellanti, delle laude e delle sacre rappresentazioni “che nel Rinascimento diedero vita ai primi allestimenti teatrali propriamente detti” (Toschi) – ma anche dalla rigogliosa poesia giullaresca, facendo man bassa dei coloriti contrasti amorosi di Ciullo d’Alcamo e Cecco Angiolieri, senza tralasciare le atmosfere goliardiche e i lazzi dei “clerici” d’oltralpe, che con i loro canti dissoluti – trattati dalla raccolta di Buren – ci descrivono una filosofia di uomini colti, in grado di comporre complessi giochi di parole in una lingua mista di tedesco e latino, comunque dediti alla gozzoviglia e sempre incalzati dalla paura della morte.
Gli spazi scenici
Lo spettacolo, oltre che su un palcoscenico classico, si presta ad essere rappresentato in spazi scenici non tradizionali sotto forma di performance itinerante in “luoghi deputati”. I centri storici medievali, le piccole piazze raccolte, il sagrato delle chiese sono quindi scenografie naturali perfettamente adatte ad accogliere i diversi momenti scenici. Una versione particolarmente riuscita è quella ambientata nella “Taverna” sotto forma di cena, nella quale gli attori partecipano al servizio ai tavoli, dando vita ad un rituale di “ultima cena” che “ol Jesus” non avrà vergogna a condividere con i suoi sanguigni commensali.